Cap 10 •Non sapevo d’essere una Matricola •
Abbiamo passato tre mesi a dire “lo faccio a settembre” e ora quel giorno è arrivato, tocca chinar il capo, tornare sui libri, alzarsi presto la mattina, scattare al suono della campanella e osservare con sguardo languido il sole dalla finestra perché non puoi uscire, hai la sessione d’esami o magari devi studiare per i test d’ingresso all’università, in attesa di veder scorrere i giorni fino al momento tanto temuto, atteso, odiato osannato: l’inizio dell’anno accademico dove la maggior parte degli studenti possono esclamare: che gli Hungers Games abbiano inizio, Matricole!
E’ ora di ammetterlo: il primo giorno di lezioni, se sei una matricola ti fa paura e allo stesso tempo ti esalta, ed è strano perché non è affatto il tuo primo giorno in ambito scolastico, ma questo è diverso da tutti a partire dai compagni, ne hai visti così tanti tutti insieme solo alle assemblee d’istituto o alle gite, i professori che per lo più passano come meteore, e quei pochi che ti daranno di più di un’interminabile biografia da studiare in tre mesi te li dovrai tener cari e li amerai fin da subito, anche se ti costringono ad alzarti alle cinque del mattino per essere in aula alle otto.
Quel giorno non saprai chi sarà la tua croce fino alla laurea o chi sarà quello che “non so come ho fatto a passare il suo esame con trenta, non avevo studiato” ma ti darà l’occasione di capire che diamine di forza immensa nascondi dentro di te, e chi ti toglierà il sonno ma alla fine riuscirai a portare a casa come un’altra materia nel libretto.
Quel giorno non lo sai quante volte avrai voglia di mollare e di maledire la decisione che ti ha spinto a immatricolarti o ancora meglio quante volte amerai fino a commuoverti quello che stai facendo sentendoti al posto giusto, al pari di un giovane Jobs che tra qualche anno costruirà qualcosa che cambierà la vita delle persone.
Quel giorno non sai nulla, guardi volti ricolmi di speranza, imbarazzo e confusione come il tuo e non sai davvero come andrà di lì a tre anni. Perché sì il primo consiglio che bisogna dare è fare un passo per volta: prima la triennale, poi alla specialistica ci pensi in corso d’opera, Matricolè!
C’è quella frase di Grey’s Anatomy che dice: “Non sai mai qual è il giorno più bello della tua vita fino a che non lo vivi.”
L’inizio dell’università potrebbe essere uno di quelli, anzi lo è, perché finalmente sei sulla strada che ti porterà alla meta che per tutta la vita hai chiamato “da grande sarò…” e le maestre ti hanno fatto fare temi,disegni e presentazioni. Conoscerai le amicizie più importanti della tua vita e ti mostrerà con chiarezza chi sei e chi non sarai mai, comprenderai quello che vuoi e quello che non vuoi e non ha importanza quanto lunga, complicata tortuosa sarà la strada, tu arriverai alla meta.
Nel 2016 ero al mio terzo tentativo universitario, classico piano C, quello che o la va o la spacca.
Da piccola il mio sogno era quello di fare l’avvocato, ho costruito ogni cosa intorno a quel sogno, non è andata e non perché non fossi portata, mi sentivo fuori posto. Ma questo non mi ha fermata, ho tirato fuori una mia grande passione il giornalismo ma nell’ambito della moda: avete presente Miranda Presley? Oh si che la conoscete. Bene l’idea era lei, il percorso passava per una miriade di materie di cui ancora per certi versi devo ancora capire il senso, sono stati due anni intensi e ho conosciuto gente fantastica che per anni hanno fatto parte della mia vita anche dopo e due professori che da un lato mi hanno insegnato l’amore per ciò che si fa e dall’altro lato che perde solo chi si tira indietro e non partecipa. Tuttavia mi sentivo ancora fuori posto è ma è anche vero che per problemi personali ho messo fine a quel percorso, ma non alla mia voglia di imparare così ho intrapreso delle strade trasverse: il mondo dei workshop e dell’editoria e comunicazione, mi hanno spinto verso altri limiti, mettermi in gioco in un ambito così concreto in cui la teoria deve unirsi alla pratica, impari e lavori e macini tappe e successi (ma anche insuccessi) mi ha fatto crescere e mi ha mostrato cosa realmente volevo. I due anni con la Navarra Editore, lo stage, e i corsi e due festival de Una Marina di Libri come staffer il progetto uno scacco matto alla mafia e i due workshop romani con la Minimum Fax sono stati basilari per liberarmi da quella patina di innocenza che mi tiravo dietro dal liceo, la brava ragazza l’ho lasciata in quella scuola grazie a loro.
E poi ero affascinata dalla frenesia del lavoro e del creare qualcosa, del raggiungere obiettivi, devo dire grazie a Roma per questo.
E a questo punto sarebbe stato naturale fermarsi e cercare di insistere sull’ambito letterario, no? O completare gli studi in lettere.
Non è andata così.
Non sono una persona che si accontenta o che si soddisfa con facilità, sono ambiziosa, perfezionista e che una volta puntata la meta, trova il modo per ottenerla o raggiungerla. Non mi sentivo ancora in regola con me stessa, non ero soddisfatta, per nulla.
Così nel 2016, anche se avevo già fatto un tentativo nel 2015, ho ricominciato l’università: indirizzo Teologia. Ho colto un vecchio consiglio di un professore del Liceo. Ho ricominciato da zero e di anni ne avevo già 27.
Mi sono sentita dire in continuazione “se te ne fossi accorta prima oggi saresti già alla fine.” perché dentro la facoltà teologica ho ritrovato la persona brillante e intelligente che ero sempre stata, ho trovato la mia strada e la mia vocazione, quel sogno che nonostante le porte sbattute in faccia non ho voluto chiudere in cassetto.
Non credete sia stato semplice, a novembre dell’anno scorso ero già quasi pronta a consegnare la domanda di rinuncia agli studi, un insuccesso di troppo mi aveva ributtata giù e nell’insieme degli anni che avevo passato era un carico eccessivo, ho dovuto toccare il fondo davvero per risalire e oggi sto ancora rimettendo insieme i cocci di quell’anno. Ma non mi sono arresa, non sto scappando, ho smesso di non credere più al valore degli sforzi che avevo fatto, agli obiettivi raggiunti, al valore del progetto finale.
Qualcosa è scattato e mi son detta: se è l’ultima occasione ed è destinata a finire male, che sia un finale col botto, un ultimo colpo perfettamente riuscito, non uscirò di scena in silenzio.
E ba-bum eccomi a giugno di quest’anno, avevo saltato 4 appelli e poi di botto ho tirato giù 7 materie e quell’unica rimandatura dopo un paio d’ore di incazzatura nera m’ha fatto fare un’alzata di spalle e mi son detta: è solo una battaglia a cui devo prepararmi meglio per vincerla, ma incazzarmi non mi servirà a nulla, piuttosto devo ragionare come far migliorar le cose.
Ma ho davanti la meta, ce l’ho ben chiara davanti agli occhi.
Tutto questo per dirvi che non ho certo trovato il mio Nirvana, l’equilibrio e l’illuminazione divina, assolutamente no.
Ho solo accettato una realtà: la laurea non è certo quello che mi definirà in futuro, comunque vadano le cose, so già di essere un grande successo, perché mi sto avvicinando all’adulta che sarei voluta essere da piccola.
Non dovete assolutamente rinunciare agli studi, ma ancor prima di metter piede dentro quell’aula ad ottobre dovete avere questo ben in testa: voi siete già un grande successo e lo sarete ancora di più negli anni a venire, perché imparetete tante cose oltre alle nozioni che studierete in ogni materia accademica, non sarete soltanto un cervello e un voto di laurea o una media su un libretto, sarete… qualcuno.
Tenetevi una sfilza di piani da parte, non sottovalutate e coltivate ogni vostra passione, non accantonatela, abbiate il coraggio di sognare e di non fermarvi, l’età non farà di voi dei falliti o dei vincitori, c’è un tempo per ogni cosa e il vostro tempo è diverso da quello degli altri, abbiate solo il coraggio di non fermarvi, accontentarvi, puntate all’eccellenza, ai vostri sogni e da un fallimento imparate come rialzarvi, comprendete quanto forti in realtà siete e se non lo siete, imparate ad esserlo.
Non esistono le persone che riescono e basta, anche loro hanno macinato percorso e hanno avuto paura di fallire e hanno fallito, non fatevi ingannare da quello che si vede all’esterno: quello che di realmente solido abbiamo è solo quello che costruiamo giorno per giorno, quando decidiamo di non mollare.
Ricordatevi tutto questo quando varcherete quella soglia un lunedì mattina, il primo lunedì della vostra nuova vita e divertitevi, perché questi saranno anche gli anni più belli e spensierati della vostra giovinezza.
E sì dai, il finale con la frase ad effetto da sviolinata ci voleva proprio. Buon anno a tutti matricole.