Capitolo 9 • Nessuno Tocchi Rosalia •

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Da qualche giorno, è iniziata il 4 settembre scorso, per tutti i palermitani la cosiddetta ‘acchianata’ a Monte Pellegrino, una tradizione legata ai festeggiamenti iniziati il 15 luglio in onore della santa patrona di Palermo: santa Rosalia. L’acchianata è un atto di devozione del palermitano nei confronti della Santuzza: percorrere a piedi la strada che conduce al santuario sul monte dove ha vissuto ed è morta e sono state ritrovate le sue spoglie, mentre i festeggiamenti del 15 luglio è un momento goliardico che si unisce alla processione delle ossa di Rosalia portate in giro per la città.
La storia di Rosalia oltre ad essere un elemento importantissimo per ogni palermitano ci racconta anche una storia di grande coraggio per una donna del periodo medievale, un modo che ancora oggi ribadisce quanto siano importanti le donne, non a caso durante i festeggiamenti della Santuzza ho partecipato ad un evento promosso da un’associazione contro la violenza delle donne: Le Onde Onlus: nessuno tocchi Rosalia.

Prima di raccontarvi dell’evento è bene che faccia dei cenni sulla storia di Rosalia: nata in una famiglia nobile, Rosalia De’Sinibaldi, era promessa sposa ad un giovane altrettanto ricco, la ragazza visse alla corte di Re Ruggero, tant’è che era una delle dame di compagnia della regina.IMG_20190713_192215
La storia racconta che Rosalia il giorno prima di sposarsi ebbe una visione, vide il riflesso di Gesù nello specchio, l’indomani si presentò a corte con le trecce tagliate e con l’intenzione di ritirarsi a vita di clausura e di preghiera.
Inizialmente visse in un convento, ma le pressioni e i tentativi della famiglia per farle cambiare idea la spinsero a dover lasciare Palermo, visse per un breve periodo a Santo Stefano di Quisquinia (nella zona di Agrigento) e successivamente rientrò a Palermo dove occupò una grotta su Monte Pellegrino dove visse fino alla sua morte.
La storia del culto risale alla peste del 1600 che colpì Palermo, più volte la santuzza apparve ai Palermitani, la prima volta indicò dove trovare le sue ossa affinché fossero portate via dalla grotta, la seconda volta apparve ad un uomo che stava per tentare il suicidio a causa del dolore per la perdita della moglie, Rosalia dopo aver salvato l’uomo raccomandò che le sue ossa fossero portate in processione per la città, a conti fatti fu proprio lei a salvare Palermo dalla peste e per questo ne divenne la patrona.
Ora, i festeggiamenti legati alla santuzza iniziano la notte del 14 luglio, ma in generale tutta la settimana è dedicata ad eventi in onore di Rosalia, non mancano gli spettacoli teatrali, di musica e gli eventi di cultura o le manifestazioni, tutte culminano nella sfilata del carro del 14 sera e i fuochi, concludendosi l’indomani con la processione delle reliquie della Santuzza per le vie di Palermo.
IMG_20190713_192046Il 15 luglio è la data in cui sono state ritrovate le ossa e ha salvato Palermo dalla peste, mentre il 4 settembre data di nascita di Rosalia, gli eventi riguardano l’acchianata: ogni palermitano sale a piedi raggiungendo la vetta del Monte Pellegrino dov’è sito il santuario, un vero e proprio atto di devozione.
Fin da piccola ho sempre partecipato sia al festino, che alla celebre acchianata al santuario, sono momenti molto sentiti dalla popolazione, momenti di profonda fede e di comunione, ma anche di svago e divertimento, personalmente sono sempre stata affascinata dal santuario, una Chiesa ricavata nella grotta e da tutto il momento che precede l’arrivo lungo la strada, verso il santuario, di norma si parte in mattinata presto, le sette del mattino, altri partono di notte con il buio, e si arriva intorno alle otto o se si è particolarmente lenti e si vuol andare con calma (tipo io) anche le dieci, ma sempre in tempo per la messa delle 11, per l’occasione c’è una tensostruttura che ospita le funzioni religiose.
E’ un momento molto bello, rispetto al festino preferisco l’acchianata, l’ammetto, è un modo, per come la vedo io, di entrare maggiormente in comunione con quello che è stato il vissuto di Rosalia, da piccola fantasticavo sulla sua storia e la immaginavo fuggire dal volere del padre che la costringeva a sposarsi contro la sua volontà e raggiungere quella grotta dove ha vissuto la sua Fede con amore e dedizione, ho sempre ammirato Rosalia per la sua forza d’animo e la sua decisione, non dev’essere facile lasciare la famiglia per vivere in questo modo in solitudine per difendere la propria dignità e le proprie scelte.
Ed ecco che qui entriamo nel merito dell’evento di ‘nessuno tocchi Rosalia‘ promosso dall’associazione contro la violenza Le Onde Onlus Palermo l’evento è avvenuto lo scorso 13 luglio nel tardo pomeriggio in piazza Politeama, l’associazione ha invitato chiunque volesse partecipare a portare un fiore, quello stesso fiore sarebbe stato posto poi sulle sagome femminili tracciate per terra che rappresentavano le donne uccise dalla violenza.IMG_20190713_184528
Il richiamo a Rosalia è chiaro: nella dignità e nella profonda decisione che la Santuzza ha saputo tirar fuori nel prendere posizione e distaccarsi da una situazione che non era per nulla lo specchio della vita che voleva e che avrebbe voluto vivere, rivediamo ogni donna vittima di violenza che desidera vivere in pace, libera dalla crudeltà di chi ne abusa e allo stesso tempo la dignità di una Santa che venerata e intoccabile così come dovrebbero essere le donne, intoccabili, sul venerate sorvoliamo limitiamoci a dire che le donne vanno amate e non picchiate.

Partecipare a quest’evento, che ho saputo tramite un passaparola di alcune mie colleghe dell’università è stato emozionante, ho avuto modo di aiutare con l’allestimento, disegnare le sagome per terra, ben consapevole di cosa rappresentavano ammetto mi ha messo i brividi ma allo stesso tempo vedere dei bambini, delle bambine prendere il gessetto e lavorare per tratteggiare la sagoma di una donna che nessuno conosce, mi ha infuso addosso parecchia speranza.IMG_20190713_183255
L’evento è iniziato con un momento, un lungo momento musicale donato dalle Crispeace, un gruppo di donne che suonano in maniera del tutto gratuita nei centri antiviolenza, negli ospedali e in eventi come questi, è il loro modo per dare il proprio contributo attraverso la musica per donare gioia, a seguito un gruppo di bambini ha cantato una delle canzoni su Rosalia, un momento dolcissimo.
L’evento è culminato con la deposizione dei fiori sulle sagome, quello è stato l’unico reale momento di profondo silenzio e raccoglimento: non è stato un momento facile, ne ho sentito il peso ancora una volta, ogni fiore rappresenta una donna che subisce violenza, che sia verbale o che sia fisica e al giorno d’oggi sono davvero troppe.
L’evento ovviamente non si è concluso con la deposizione, perché e su questa scelta mi sono trovata profondamente d’accordo, per quanto si possa passare un brutto periodo, la fine è sempre un nuovo inizio e bisogna celebrare la vita sempre, anche nel dolore ed ecco che dunque le musiche e i balli sono continuati, un modo molto sottile per ribadire che nessuno verrà mai zittito, piegato o peggio distrutto con la morte o il dolore, celebreremo sempre la gioia e la vita, sopratutto se si trova la forza per venir fuori da momenti così cupi e terribili come un marito o un compagno o peggio un familiare violento.
Alla fine dell’evento mi sono fatta due domande, che poi non erano affatto due, erano parecchie, ma sinceramente cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo?
Da un lato possiamo fare volontariato: cercare le associazioni e unirsi a loro in aiuto, quello è sempre necessario e non è mai abbastanza.
Restare vicino il più possibile a chi si trova in queste situazioni di disagio, supportare, ascoltare e incoraggiare ma sopratutto restare vicini, c’è bisogno di empatia, non di grandi gesti plateali ma di empatia.
Informarci, quello sempre, e divulgare e non smettere mai di parlarne, perché parlare aiuta ad esorcizzare ciò che non va, lo rende reale e se è reale è risolvibile.
Da un lato i passi avanti se ne fanno, non di meno è stato approvato finalmente la Legge Codice Rosso, portata avanti da Michelle Hunziker e dal Ministro Giulia Bongiorno:
– Esser sentita da un giudice entro 3 giorni dalla denuncia;
– Pene più aspre per violenza sia fisica che verbale e per violenza sessuale sopratutto se il soggetto è minore;
– Introduzione del reato di Revenge Porn: viene punito chi diffonde video o foto a contenuto sessualmente esplicito senza il consenso di una persona.
La legge ha ancora parecchia strada da fare e ha parecchi buchi, non di meno tre giorni per essere sentita da un Giudice sono parecchi e può capitare di tutto, mancano i fondi alle associazioni, basilari nel momento in cui una donna decide di parlare o denunciare, ma da un lato le pene più aspre e l’introduzione del reato di revenge porn è un miglioramento.IMG_20190713_190606
Al codice rosso che è legge, si è unito il codice rosa, in vigore in tutti gli ospedali di Grosseto, ne ho sentito parlare al TG qualche settimana fa: viene segnalato con questo codice chi è vittima di violenza e viene attuato un protocollo per la raccolta immediata di tutte le prove per una denuncia attraverso gli esami, una corsia preferenziale anche in ospedale e non solo per la legge.
Andrebbe tuttavia applicato in tutti gli ospedali di Italia e non solo a Grosseto.
E proprio questa settimana in cui riprendono e continuano i festeggiamenti in onore di Rosalia, mi sento ancora di più di pensare che siamo ancora lontani da un reale miglioramento ma da un lato finalmente, si fa qualcosa, il punto è non fermarsi, assolutamente, mai.

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Capitolo 8 • Il Museo dell’Acciuga di Aspra •

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Settembre, l’estate è ormai giunta al suo termine (seriamente, possiamo ricominciare da giugno?) e riapro il blog per raccontarvi un po’ quello che ho fatto in questi mesi, più che partire senza una meta ho deciso di visitare qualche luogo della mia città e dintorni: questa è la volta del Museo dell’Acciuga di Aspra, una frazione di Bagheria. Aspra per chi non la conoscesse è un piccolo porticciolo di pescatori sul mare, sono anni che lo frequento e ogni estate riesce a regalarmi dei tramonti che riescono ad emozionarmi come quelli romani, ma bando alle ciance lanciamoci insieme in questo piccolo tour di cui io sono stata la spettatrice, perché sì questa volta abbiamo una guest star tra noi, una delle guide del Museo: Elena.

Partiamo dalle informazioni base, Museo dell’acciuga e delle arti marinare si trova a Aspra, precisamente in Via Cotogni, I (PiazzaVerdone), orari di visita 9.30-12.30 e 16.30-19.30 i festivi su prenotazione.IMG_20190715_122706
Sul sito che vi ho indicato sopra trovate tutte le informazioni più dettagliate per poter prenotare e farvi un’idea ancora più precisa del posto, quello che vi consiglio è di programmare con attenzione la vostra visita, in quanto servono almeno 2 ore per il tour completo, inoltre alla fine del giro è uso condurre i visitatori nel ‘Fishshop‘ per un assaggio dei prodotti tipici, l’acciuga appunto con la possibilità di acquistarne sul luogo.

Ma veniamo a noi, non vi racconterò nel dettaglio tutto perché voglio lasciarvi un po’ di curiosità.
Il giro si articola in circa 18 punti, ognuno di questi racconta una storia che riguarda Aspra e il commercio delle acciughe e come nel tempo quest’ultimo si sia evoluto fino ai giorni nostri.
Quello che voglio puntualizzare è che ogni oggetto del museo è autentico, recuperato e conservato dal proprietario Michalangelo Balistreri, che ha raccolto l’eredità del padre, Girolamo Balistrieri.
Il tour vi permetterà di passare da un elemento all’altro, se in una stanza apprenderete come avveniva la creazione delle latte per le acciughe e il loro utilizzo da parte della popolazione una volta dismesse, potrà stupirvi ma già dal passato anche i nostri nonni conoscevano il riutilizzo e la ‘seconda vita‘ per gli oggetti, non si buttava niente; in un’altra sala potrete ammirare gli strumenti di pesca e una vera barca da pescatore perfettamente conservata.
Sarà anche un’occasione per voi per inoltrarvi nelle tecniche di salatura di questo piccolo pesce, così come veniva fatta anni fa e infine giusto perché ve ne avevo parlato giungerete alla sala dove sono conservati delle vere opere d’arte: si tratta di pezzi di legno recuperati dal mare e a cui gli artisti hanno ridato una seconda vita, raccontano la storia della nostra terra.
IMG_20190715_123554Gli ultimi due accenni voglio concederli alla sala dedicata a Giuseppe Tornatore, il registra infatti dopo aver terminato le riprese di Baaria ha donato molti oggetti di scena al museo e sono in esposizione.
Il teatro, dove Michelangelo Balistrieri è solito intrattenere gli ospiti con la leggenda delle acciughe con l’accompagnamento della sua chitarra, ma questa sala non ha solo un menestrello d’eccezione, no signore, perché le sedie signori miei meritano una mensione particolare: ognuna di queste porta il nome di un illustre persona del passato di origine sicula. Troverete una sedia dedicata a Sciascia, un’altra a Falcone e Borsellino e tutti coloro che hanno fatto della Sicilia un vanto e non una terra di ombre.

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La mia guida, Elena, è stata molto brava nel raccontarmi ogni singola storia racchiusa in ognuna delle sue stanze, nel suo essere ancora giovane, riesce a lasciar emergere l’amore e l’attenzione per la tradizione legata alla sua terra e al passato che racchiude, devo ammettere di aver provato un reale interesse nell’ascoltare ogni singola spiegazione, è un mondo che non conosciamo affatto, fin troppo nascosto forse e che meriterebbe di emergere vista la storia che conserva.IMG_20190715_122734
Lo sapevate ad esempio che anticamente le acciughe erano stelle e che desiderarono scendere sulla terra e si trasformarono in pesci?
O che l’olio di quest’ultime era usato dai romani come afrodisiaco? Il Garum, è questo il suo nome, tra le altre cose ne ho sentito il profumo… ed è qualcosa di indescrivibile.
Ma queste sono storie che dovete ascoltare da Michelangelo, dalla sua cantilena in siciliano e dalle corde della sua chitarra.

Quello che maggiormente mi ha colpito è una storia che Michelangelo Balistreri racconta e che potrete trovare scritta proprio all’ingresso del museo, un modo per spiegare la Mafia ai bambini e cosa vuol dire, anzi dove risiede la vera forza: si dice che il pesce cane sia forte e che mangi l’acciuga solitaria, ma quando le acciughe si uniscono e fanno fronte comune i pescecani scappano e se i bambini si metteranno dalla parte delle acciughe saranno per sempre siciliani liberi.IMG_20190715_124222
Una storia che mi ha riportato alla mente il Signore degli Anelli, ci insegna che anche la persona più piccola con il giusto supporto, può cambiare il corso della storia.

 

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Cap 7 • Il ciclo non è un lusso •

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L’immagine di testa è tratta dalla pagina facebook  di Onde Rosa

Gli Assorbenti sono un bene di lusso: sembra quasi un ossimoro ma nel nostro paese questa frase è una realtà che porta la cifra di un’Iva al 22% e che ad oggi il Governo italiano non accenna ad abbassare, trattando gli assorbenti come un lusso che noi donne vogliamo e abbiamo la pretesa di concederci pretendendo che sia tassato ad un comune 4% (l’iva appunto), così da essere considerati come oggetti di primaria necessità quali realmente sono.
Con quest’articolo mi addentrerò con voi in quello che per molti è una faccenda oscura che sta smuovendo parecchio le acque tra petizioni, iniziative e persino i social su cui la voce di chi non ci sta inizia a farsi sentire più forte che mai.
Il 31 maggio l’Associazione Onde Rosa si ritroverà insieme a parecchi altri a Montecitorio dalle 15.30 alle 18.30 per una protesta pacifica e non sono da sole, ve l’assicuro.
Ma andiamo a noi, adesso.
Partiamo dalla base, cos’è un bene di lusso?
Avete mai provato a cercare tramite Google? Io l’ho fatto, nel momento stesso in cui per la prima volta ho scoperto come venivano classificati gli assorbenti.
L’immagine che appare da Google è esplicativa: un rolex alle volte anche una Ferrari.
La definizione recita in questo modo: Il bene di lusso si riferisce a un bene di consumo superfluo e che rappresenta una spesa eccessiva rispetto alle possibilità economiche di qualcuno. I beni di lusso sono spesso oggetto di ammirazione e desiderio e il loro valore di scambio è molto elevato.

Bene di consumo superfluo: ossia che anche senza si può vivere, che non è necessario.
Spesa eccessiva rispetto alle possibilità economiche di qualcuno: quindi parliamo di cifre che superano almeno almeno lo stipendio medio di un… impiegato.
Oggetto di ammirazione e desiderio: un oggetto per cui si può anche arrivare a far carte false pur di averlo, perché è in assoluto il più fantastico, unico e raro esistente.

Se siete donne e state leggendo state scuotendo il capo già da “superfluo”, perché sappiamo tutte che senza non possiamo certo passare quel determinato ed estatico momento del mese che dura 4-5 giorni (se ti va bene, visto che ci sono donne a cui il ciclo dura una settimana).
Se siete uomini probabilmente faticate un po’ a pensare che un assorbente, bestia rara giusto solo intravista nelle borse delle donne che avete frequentato, sia vagamente paragonabile all’auto dei vostri sogni o forse state pensando di usarli come merce di scambio per avere un’Aston Martin.
Vi giuro che non ve la danno, l’Aston Martin dico. Non se pagate con gli assorbenti della vostra fidanzata.
Perché qualcuno vi riderà in faccia, qualcun’altra (la vostra fidanzata) vi mollerà.
Di sicuro non è un oggetto di ammirazione o desiderio viste le contorsioni che facciamo noi donne per nasconderli e come i maschi li credano ormai degli unicorni o leggende al pari di Babbo Natale.
Su spesa eccessiva, beh con un’Iva al 22% lo è eccome, da donna posso dirvi senza alcun problema che raramente li compro a prezzo pieno, vado a caccia dell’offerta del momento, analizzando per ore volantini, scaffali dei negozi o vivendo di passaparola con le mie amiche che li hanno trovati scontati.
Perché se in India o in paesi che noi Europei definiamo “arretrati culturalmente”, “selvaggi” o ancora peggio “barbari” per le loro pratiche, questi paesi concedono alle loro donne non solo gli assorbenti gratis, ma prevedono (nel caso di alcuni territori africani) ferie e congedi mestruali.
Ma di cosa stiamo parlando noi? Che in Italia se sei incinta rischi il posto e ti tocca andare in maternità all’ottavo mese e poi è un dramma allattare, essere madre e dover rinunciare alla carriera.

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imageCi stupiamo davvero di un’Iva al 22% quando di politiche WomenFriendly manco a pagarne? Che detto in maniera spicciola questo non è un paese per donne ed essere donne è più un danno che un privilegio?
Per noi donne è tutto più complicato e ora come se non bastasse sono riusciti a complicarci anche le mestruazioni.
Oh si dai, usiamolo questo termine: M e s t r u a z i o n e.
Viene una volta al mese e determina il funzionamento del corpo femminile, fa parte del ciclo della vita e della riproduzione umana,siamo state create in questo modo.
Fa parte di noi, non è un lusso, non ci divertiamo e non l’abbiamo chiesto.
E’ come respirare.
Solo che respirare è gratis, le mestruazioni no:gli assorbenti fruttano allo stato circa 300 mila euro (se non ho sbagliato a scrivere le cifre).
E qui la domanda sorge spontanea: ma il lusso di cui tutti parlano dove si trova esattamente? E di chi è? O per chi è?
Non risponderò, vorrei che lo faceste voi riflettendo sui primi paragrafi di questo post.
Veniamo al fatto: risale al 16 maggio scorso quando il Governo di fronte al ricorso (sì perché questa storia è vecchia e i tentativi non sono stati pochi per cambiare le cose), ha dato anzi ha risposto un bel no.
L’Iva non si può abbassare, non abbiamo i fondi per coprire l’ammanco che causerebbe nelle nostre casse, fare questa scelta.
Quante cose inutili abbiamo in Italia e su cui il governo spende i soldi degli italiani?
Ancora una volta, rispondetemi voi.
In queste settimane mi sono documentata, ho chiesto tramite i social (instagram e facebook dove trovate le pagine legate a questo blog) cosa ne pensano di questo no da parte del governo:
Sul trovarlo giusto e corretto la risposta è stata unanime: no.
Ve lo dico chiaro, nessuno ha votato per il sì.
Ho chiesto di motivare la scelta, di spiegare cosa ne pensavano (perché si è vero che qui sto parlando io, ma è anche vero che il problema riguarda tutti) ebbene qui c’è stata una divisione tra chi affermava: “Per molte donne il ciclo mestruale è invalidante e spesso fonte di disagio anche per via dei dolori. Non mi pare proprio un lusso tale da giustificarne i costi.”
E chi invece mi ha chiesto cos’era successo, ecco questo mi ha colpito ma non in negativo assolutamente piuttosto ha acceso nella mia testolina un campanello di allarme: non se ne parla abbastanza.
E come tutte le cose di cui si parla poco, i risultati non sono molti.
Il modo migliore per cambiare qualcosa, per migliorare la situazione è parlarne oltre che agire, informare e informarsi.
Per questo ho deciso di prendere in carico e scrivere sul blog, passare settimane a condividere le petizioni su Change.org e parlarne tramite le mie pagine Instagram e Facebook.
Perché di fronte ad un ministro che ti dice “beh inquinano, che usino le coppette mestruali o gli assorbenti lavabili” puoi solo pensare che parlano per ignoranza (e sì sono buona, sono molto molto buona).

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Immagine da Corriere.it

La verità è che manchiamo di empatia in primis, di conoscenza in secundis e di logica in terzis.
Il ciclo è qualcosa, di cui faremmo tutte a meno (il ciclo, non gli assorbenti ndr), perché lo viviamo sulla nostra pelle fisicamente parlando e nell’anima tutte quelle volte che qualcuno ci chiama isteriche a causa del periodo mestruale o ci domanda se abbiamo le nostre cose se siamo più irascibili o dure nel rispondere o comportarci.
La conoscenza e la logica camminano a braccetto qui: perché parliamoci chiaro le nostre nonne usavano le pezze e l’igiene non era proprio all’ordine del giorno e non è possibile nel ventunesimo tassare in questo modo un bene così evidentemente necessario, che poi di raro non ha nulla, nemmeno le frasette che troviamo stampate o le pubblicità che passano in tv. Di prezioso ancora meno è solo cotone.
Sì, mi sembra di esser ovvia, di scrivere una marea di ovvietà, sopratutto ora che sto riflettendo sul finale del post, ma allo stesso tempo mi rendo conto che quel che è ovvio per me qui, non è ovvio per coloro i quali hanno detto no alla proposta lo scorso 16 maggio.
La verità è che ho sempre sperato di poter dire che l’oggetto più prezioso e costoso che possiedo è la borsa di Louis Vuitton comprata con il mio primo stipendio piuttosto che rendermi conto una mattina che in realtà quell’oggetto è dentro la mia borsetta ed è un assorbente.
Le mestruazioni non sono un lusso da tassare, punto.
E scusatemi tanto se tutto questo vi suona ovvio, banale e stravisto ma a quanto pare anche l’ovvietà è un lusso in questo paese, purtroppo.

  • Qui di seguito a mo di postilla di questo post inserisco dei link, il primo tra tutti è l’evento del 31 maggio (questo vernedì) dell’associazione Onde Rosa di Milano, in molti si sono uniti alla loro causa e saranno in piazza a Montecitorio dalle 15.30 alle 18.30 per protestare contro la Tassa sugli Assorbenti che per molti è conosciuta come la “tampontax”, se vi trovate a Roma o siete di Roma, scendente in piazza e protestate anche voi. (link evento)
  • Se non potete andare a Roma questo vernedì c’è qualcosa che potete fare da lontano, firmare e condividere la petizione  su Change.org che ormai ha superato le duecentomila firme (ne occorrono 300mila). Dite la vostra, fatevi sentire, scrivete e parlatene. (link petizione)
  • Profilo InstagramFacebook di Onde Rosa.

Cap 3 • Mamma •

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La festa della mamma quest’anno mi ha spinta verso una riflessione un po’ più profonda rispetto agli anni passati e così con uno sguardo al mio passato e con un occhio al nostro presente condivido con voi quello che ne è venuto fuori.
Non ne parlo mai e questo forse è un male, perché sono proprio le storie che tacciamo quelle che meritano d’esser raccontate: di mamma non ne ho avuta una ma tre e questo succede quando il piano di Dio prende una piega inaspettata e chi ti ha messa al mondo se ne va via troppo presto o come di solito dicono ai bambini “è volata in cielo, la mamma” e allora stai là con i tuoi occhi da bimba ad osservare il cielo azzurro e pensi che tua madre poteva solo essere un angelo a cui Dio ha dato le ali, e a quel punto ti domandi pure pure “ma non può darle le ali anche per farla tornare giù almeno a salutarmi?”
Beh non è certo tornata, ma è rimasto molto di lei qui con me, negli anni il suo gesto è stata quell’asticella a cui non ho mai permesso d’abbassarsi.

“Sii coraggiosa.”

Coraggiosa com’è stata lei nel darmi la vita anche se non era la miglior scelta, ma una mamma è questo, è coraggio all’ennesima potenza, non esiste un essere più coraggioso di una madre e non ha importanza quali ostacoli o difficoltà bisogna superare, lei li supererà. Sarà anche un Padre se deve, sarà la peggiore e la migliore persona che puoi incontrare, se deve. Sarà tutto, perché da lei e senza di lei, non ci saresti stato.
Non fraintendetemi ho anche io paura, e molte volte e per cose stupide ma in quei momenti torna lei con il suo coraggio a dirmi che sono abbastanza perché sono sua figlia.
Con la morte non finisce niente, perché l’amore sopravvive.

Ma il coraggio non basta, lo sappiamo tutti.
E qui è arrivata lei: mia nonna.

d3b5c0745b2587fc566db3e415ba4791Una donna che ha trasformato in forza ogni cosa che ha vissuto e quella stessa forza l’ha trasmessa ai suoi figli, a me, che da nipote sono diventata una figlia.
Una mamma è questo, colei che non solo ti mette al mondo, ti insegna a viverla quella vita, perché lo sappiamo tutti non veniamo su questa terra con il libretto di istruzioni e spesso ci facciamo male, per davvero.
E senza la forza, senza una buona armatura non è facile. Gli altri sono duri? E tu sei più duro di loro, tu non ti abbatti, tu vai avanti, perché sei figlio di una donna forte.
Perché l’amore è anche questo, è forza.

 

E fin qui gli ideali ci sono tutti, vero?
Coraggio, forza, amore.

C’è tutto o forse no, manca quello di cui tutti parlano ma che raramente vedi in giro: la e95930b13b13766ead5e3b0e1f9db3e8gioia.
Qui entra in gioco mia zia, sì le zie le donne che pur non avendo ancora figli loro, si occupano dei figli degli altri come una mamma un po’ sui generis, non a tempo pieno ma con la stessa energia e lo stesso amore.
La donna che non è ancora donna o forse si ricorda com’è essere un bimbo, rende la tua vita colorata, giocosa, colma di risate e d’affetto. Come avere una madre, una sorella e una complice in un’unica persona.
Ho imparato da lei, cosa vuol dire stare al fianco di una persona e rendere la sua vita a colori anche quando ci sono tutti i motivi per cui debba essere grigia.
Ed è questo quello che fa una mamma, colora la vita del proprio figlio, la rende magica.
Quando ci domandiamo chi siamo è a questo che dovremmo guardare: alle donne della nostra vita, alla mamma o alle nostre madri che in realtà hanno nomi convenzionali ma sono pur sempre mamma.

 

Capitolo 46 – Falcone&Borsellino

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L’anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo insieme alla scorta, quest’anno si prepara insieme a Palermo a ricordare l’evento per il venticinquesimo anno consecutivo, tanti sono gli eventi in programma tra cui la diretta serale Rai con Pif sui luoghi della memoria, uno spettacolo teatrale al Teatro Massimo, e parecchie marce organizzate dai cittadini. L’aula Bunker del carcere Ucciardone sarà interessata da una serie di interventi di grandi figure dello Stato. Le navi della legalità torneranno e sono attesi più di Mille studenti da tutta Italia. Un’iniziativa che ha smosso anche i social attraverso l’hastag #PalermoChiamaItalia.

Gli uomini passano, le idee restano e quelle idee cammineranno sulle gambe degli uomini che verranno.

Venticinque anni fa trovavano la morte sull’autostrada di Capaci il giudice Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e la sua scorta. Venticinque anni da quell’orrido pomeriggio dove un uomo di legge, uno di noi, trovava la morte per la mano oscura di Cosa Nostra.
Palermo, e l’Italia tutta di fronte a questa morte non è rimasta in silenzio, gli anni delle stragi, perché è così che li ricordiamo, non sono passati sotto silenzio, ad oggi ogni anno Palermo con tutta l’Italia ricorda sempre il coraggio non solo di Falcone, ma anche di Borsellino.

Falcone – Borsellino, si pronunciano insieme, mai staccati, come se fossero una cosa sola e infondo per noi lo sono eccome. Sono gli uomini coraggio, quei Palermitani che hanno rotto il muro del silenzio e hanno sfidato Cosa Nostra per una città migliore, per un futuro migliore, per una vita migliore. Hanno rischiato la loro vita per darne una a noi, una vita che stiamo vivendo in una città non più sotto il gioco di un’ombra nascosta e invisibile.

C’è chi dice che i Martiri appartengono al passato, ai periodi delle persecuzioni romane. Non è più un periodo di santi questo nostro ventunesimo secolo.
Io dico che si sbagliano, io dico che hanno torto.
Il nostro secolo ha i suoi martiri, ha i suoi santi e noi li ricordiamo.
Non c’è un imperatore che ci impedisce di professare il nostro credo, se mai ci sono uomini che limitano la nostra libertà ed è in nome di quella libertà che Falcone e Borsellino sono morti.
Palermo rende grazie ai suoi eroi e a coloro i quali fino all’ultimo sono stati capaci di proteggerli.

Una lotta che non si è chiusa con loro, perché se i più pensavano di aver finalmente tappato la bocca di due persone scomode, si sono ritrovati davanti ad una verità e una realtà ben diversa.
Ne possono aver chiuse due di bocche, ma ne hanno aperte più di mille.
Hanno tagliato quattro gambe, ma ne sono ricresciute più di mille.
Non hanno spento quelle idee, quelle idee camminano con noi, vivono nelle nostre menti, nei nostri occhi.
Falcone e Borsellino siamo noi.
Noi nel nostro piccolo ogni giorno, quando facciamo in modo che la giustizia prevalga, quando non veniamo meno ai nostri principi, quando scegliamo di fare la cosa giusta al posto di quella facile e comoda.
Noi siamo Falcone e Borsellino.
E noi non staremo mai zitti.
Mai.

La città si prepara a ricordarli, con eventi che sono già partiti il 21 maggio, sabato scorso con un concerto all’Aereoporto Falcone e Borsellino.
Il 23 maggio, giorno del ricordo e della memoria, Palermo e tutti i suoi cittadini ma anche chi verrà da fuori sarà impegnato in più di un’attività in memoria del Magistrato ucciso dalla mafia.
Per l’occasione parecchie vie cittadine saranno chiuse, tuttavia l’Amat ha posto in essere la possibilità di poter usufruire dei mezzi pubblici per la giornata di martedì con un solo biglietto giornaliero di 1.40€ in modo da agevolare i cittadini negli spostamenti vista l’impossibilità di utilizzare i mezzi propri per muoversi in città.
Le zone interessate sono il Carcere Ucciardone con l’Aula Bunker dove avverranno parecchi eventi con le massime cariche dello stato e la zona dell’Albero Falcone sito in via Notarbartolo.
Queste due zone sono a traffico limitato e con rimozione coatta dei veicoli fino alla fine degli eventi.
Le corse degli autobus e dei tram rimangono invariate.

Gli eventi partono di buon mattino domani alle 9.00 con le navi della Legalità che sbarcheranno a Palermo già partite quest’oggi da Civitavecchia, la Fondazione Facone nel suo comunicato stampa rilasciato sul sito parla di un numero a tre zeri: 1000 mille studenti sono attesi al porto di Palermo per domani mattina, provenienti da tutta Italia.
All’interno delle navi grandi cariche dello stato come: Il presidente del Senato Pietro Grasso, la Ministra dell’Istruzione e dell’Università Valeria Fedeli, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il Vice Presidente del CSM Giovanni Legnini e il professore Nando Della Chiesa.
Le navi verranno accolte dal presidente della Fondazione Falcone Maria Falcone e dal Presidente della commissione antimafia Rosy Bindi.

Da qui partiranno le celebrazioni, i ragazzi delle navi della Legalità verranno accolti dagli studenti siciliani provenienti da tutti i paesi vicini a Palermo e subito dopo ci si sposterà presso l’Aula Bunker, del Carcere Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra.
Dalle ore 9.45 fino alle 12.30 con diretta degli eventi sull’emittente Rai uno.
Per l’occasione l’aula diverrà una vera e propria galleria d’arte, che mostrerà i tesori recuperati dai Carabinieri per la tutela del patrimoncio Culturale.
Ai nomi già citati si uniranno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Contemporaneamente, saranno allestiti i “Villaggi della Legalità” all’esterno dell’Aula Bunker e a piazza Magione“

In tutta Italia al richiamo social #PalermoChiamaItalia tramite Instagram e Youtube gli eventi non saranno pochi:
Milano: il convegno dal titolo “L’eredità di Falcone e Borsellino nella Calabria che si ribella”, con il magistrato Gaetano Calogero Paci, Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, di Michele Albanese, Rocco Mangiardi e di Nando Dalla Chiesa.
Teramo: saranno presentati i progetti delle studentesse e degli studenti sulla legalità nell’Aula Magna dell’ateneo.
– Foggia e Bari:si terranno performance delle ragazze e dei ragazzi, testimonianze dei parenti delle vittime di mafia.
– Roma: le scuole incontreranno il Procuratore capo Giovanni Pignatone.
– Napoli: si terrà la tavola rotonda dal titolo: “L’esempio di Falcone e Borsellino: ricordare per crescere”, che sarà seguita dall’esibizione del Coro giovanile del San Carlo.
– Vibo Valentia: sarà proiettato il video “Senza niente per te”, realizzato dal coordinamento regionale delle Consulte studentesche della Calabria, in partenariato con l’Istituto Professionale di Stato Cine-TV “Roberto Rossellini”, di Roma.
– Trieste: nella sede della Corte d’Assise d’Appello, ci sarà
un incontro tra alcuni magistrati e le scuole.

Per la prima volta, inoltre, verranno presentati a Palermo i progetti sulla legalità delle ragazze e dei ragazzi delle università italiane. Grazie al Protocollo d’Intesa siglato un anno fa tra il Miur, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), la Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) e la Fondazione Falcone, gli atenei e le realtà studentesche universitarie sono stati coinvolti nel progetto “Università per la legalità”. L’obiettivo è quello di promuovere, sulla base dei valori della Costituzione, la cultura della memoria e dell’impegno attraverso un percorso di sensibilizzazione e formazione del mondo accademico.

Un evento che quest’anno per il venticinquesimo anniversario ha decisamente una portata Nazionale più degli altri anni, non a caso sarà possibile scaricare l’app #PalermoChiamaItalia, realizzata da studenti e studentesse napoletane, e seguire le varie attività e le dirette streaming dal proprio cellulare.

Ma gli eventi non finiscono qui, a Palermo non ci si ferma.

Alle 10.30 a Terrasini: Le autorità civili, militari e religiose e i ragazzi delle scuole del territorio si ritroveranno all’interno della Villa a Mare dove sorge il Giardino della Legalità alle 10,30. Successivamente una corona, in omaggio al giudice, sarà deposta in piazza Borsellino e Falcone.

Alle 11.30 ci sarà la prova generale di “Parole Rubate” presso il Teatro Massimo, con Ennio Fantastichini, “Parole rubate” Un’opera d’inchiesta civile, sulle stragi del 92′, scritta dai giornalisti Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo, interpretata da Ennio Fantastichini, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, le musiche di Marco Betta, l’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Yoichi Sugiyama“.
Fantastichini attraverso un monologo interpreterà quella voce che fin’ora è rimasta in silenzio circa i lati oscuri dell’indagine sulle morti dei magistrati, dettagli volutamente lasciati perdere, come il computer di Falcone e la famosa Agenda Rossa di Borsellino sparita dopo la sua morte.
Il teatro in questo modo diviene un veicolo di trasmissione e comunicazione dei fatti avvenuti tra maggio e luglio del 92′.
La prima e unica sarà per le 20.00 al Teatro Massimo.

Alle 15.30 Pedalata civica: Palermo /Capaci / Palermo per un chiaro e netto No alla mafia. Raduno e partenza alle ore 15.,30 da piazza Magione-Palermo (accanto teatro Garibaldi-Via Castrogiovanni) luogo di nascita di Giovanni Falcone. Attraversamento della città–Tommaso Natale-Sferracavallo-Isola delle Femmine -Capaci. Breve sosta sul luogo della strage. Ritorno e arrivo all’albero Falcone (Via Notarbartolo) dove alle 17,58 si parteciperà al momento commemorativo. Per info e contatti associazioni: Voci Attive 3384119985 – Vivi e lassa Viviri 3666612273.

Due saranno i Cortei che interesseranno la città:
15.45 Da Via D’Amelio fino all’Albero Falcone
16.30 Dall’aula Bunker del Cacercere Ucciardone fino all’albero Falcone

Alle 17.58 ora della strage verrà osservato ovunque un minuto di silenzio.

Alle 19.00 presso la Chiesa di San Domenico, verrà celebrata una Santa Messa in memoria delle vittime.“

Alle 20.30 ci sarà la messa in onda da parte di Rai uno di un Documentario sui luoghi della memoria condotto da Fabio Fazio insieme a Pif e a Roberto Saviano: un racconto a metà tra narrazione, scrittura teatrale e documentario che si svolge nei luoghi di Giovanni e Paolo. Il Palazzo di Giustizia, l’aula bunker, la biblioteca di Casa Professa, gli scogli dell’Addaura e la spiaggia di Mondello, la questura, l’albero Falcone, gli uffici dei due magistrati, via D’Amelio (dove sarà allestito il palco centrale) e infine Capaci, proprio nei metri quadrati esatti in cui è avvenuto l’attentato.
Il documentario non seguirà un ordine cronologico ma intreccerà fra loro le storie dei due Magistrati, con l’intento, come ha sottolineato Fazio, di poter raggiungere tutta l’Italia e raccontare i fatti anche a chi all’epoca era troppo piccolo per ricordare o ancora non era nato.
Altri Big saranno presenti sul Palco in Via D’Amelio con cui ci saranno parecchi collegamenti.
Il messaggio conclusivo di Fazio è quanto mai simbolico: L’auspicio, è che possano essere in tanti a seguire questa narrazione spericolata. Vogliamo che il Paese per una sera sia tutto unito.

Ed è questo che tutti noi, per la giornata del 23 maggio 2017 ci auguriamo, che non sono Palermo, ma che l’Italia tutta sia unita nel giorno della memoria, per non dimenticare, per non stare zitti, per far in modo che quel che è accaduto non si ripeta mai più.

 

Fonti:

Capitolo trentanove – De’ Medici

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Medici –  the masters of Florence. Per noi italiani I Medici, senza sottotitoli, noi chi più e chi meno i Medici li conosciamo. Una piccola e significativa riflessione sulla season premiere di ieri su Rai 1, ben due episodi, i primi due episodi. Parliamone insieme, pro e contro di questa nuova serie che sembra aver portato una ventata di aria fresca nella fiction italiana.

 

Io penso seriamente che questa sia una svolta per la fiction italiana.
I Medici sono la svolta che tutti noi aspettavamo nel panorama italiano, finalmente abbandoniamo le fiction che quasi son delle soap opera, per qualcosa di più concreto, di spessore e che riesce a tenere incollate le persone alla tv.
Mi è bastato guardare Facebook sta sera mentre guardavo le prime due puntate per capire, che molti di noi hanno abbandonato le tastiere per godersi due ore in tranquillità alla tv, per gustarsela questa season premiere.
Devo anche dire che la scelta di lasciar lo spazio giusto, nè troppo nè poco alla pubblicità l’ho apprezzata, nell’era dello streaming e del re-watching decisamente la pubblicità è quel granello di polvere che ci spinge a dire no ad un programma televisivo.
Per chi non lo sapesse e per chi di storia ne mangia poca, ma è davvero raro sopratutto visto che parliamo de I Medici, si tratta di una delle famiglie che ha dominato il panorama italiano nel periodo del Rinascimento e che ha permesso che Firenze passasse alla storia come una grande città, la Signoria, la Repubblica, il Brunelleschi sono tutti nomi legati a loro, che ruotano intorno alla famiglia Medici.
I Medici li troviamo a Firenze, ma in altre parti di Italia troviamo altre famiglie che come ho già detto concorrono a dar forza e lustro alla penisola: gli Sforza a Milano, i Borgia a Roma con il papato, gli Este a Ferrara e i Dogi a Venezia.
Quando parliamo di Rinascimento assolutamente non parliamo solo d’arte ma anche di queste grandi famiglie e di questi poli di cultura e rinnovamento appena citati, resi tali dalle famiglie che hanno governato per secoli su quelle terre.
I Medici partono dal basso, divengono grandi e fanno della loro città una potenza, potenza della famiglia e potenza della terra. Nel primo episodio quest’idea è forte, sono dei banchieri, giocano con il denaro ma anche con il potere, tirano le fila di ogni ambito, i-medicisfruttandolo a dovere. Se andate a scavare nella storia dei Medici troverete quanto sono stati grandi, eclettici e lungimiranti.
Ma anche qui vi è la calunnia, se i Borgia sono gli incestuosi, i Medici sono gli Usurai, ma il segreto qui per essere una grande famiglia e far passare alla storia il proprio nome è quello di tirar dritto e proseguire verso l’obiettivo: la gloria che conquista il capo famiglia è gloria della città, lustro per i propri figli e memoria per chi verrà dopo. Ogni cosa è finalizzata alla grandezza e alla realizzazione.
La calunnia e la congiura, la storia ci insegna che per quanto bene faranno, saranno ostacolati, ma non anticipo nulla.
Andiamo all’episodio, anzi agli episodi.
Questa season premiere convince. Per me è assolutamente sì.
Stiamo parlando di storia signori miei, storia nel vero senso della parola, sono fatti storici quelli visti sullo schermo, sicuramente romanzati, ma il punto è questo: è storia.
Nell’epoca in cui viviamo la tv che viene strumentalizzata per far tanto schifo, nel momento in cui ci troviamo davanti ad un prodotto come I Medici, dobbiamo apprezzarlo.
E il perché è assai semplice chi più e chi meno, con la scusa della fiction, con la scusa dell’attore che piace, quella fiction la guarderà e sicuramente imparerà qualcosa.
Qualcosa resterà.
Magari uno su due vedrà la storiella d’amore e buona notte ai suonatori, ma all’altro qualcosa resterà, ogni strumento è adatto per conoscere la storia, può essere un punto d’inizio per un approfondimento.
Poi devo essere sincera porre i fatti in questo modo, rendere gradevole i dialoghi, dar ad ognuno di loro una dimensione umana, che si avvicini a noi, alle nostre vite, pur conservando quell’idea di grandezza a cui i Medici aspirano, aiuta. L’ho apprezzato.
Il pregio di questa serie è che avvicina la storia al nostro vissuto.
E’ un cast stellare, le attrici sono molto brave, Miriam Leone mi è piaciuta particolarmente nel ruolo di Bianca quella lavandaia romana che guarda alla realtà per quella che era al tempo: con la bellezza non ci si riempie la pancia, per questo si fa convincere a lasciarlo.
Era un periodo duro.
Dustin Hoffman è eccelso nel ruolo di Giovanni De Medici, nel ruolo del padre di famiglia che non ha dimenticato chi è e chi è stato e che ha come unico obiettivo la grandezza della sua famiglia. Amo e odio questo personaggio, in buona parte lo capisco, il profondo senso del dovere, lo si capisce.
Vogliamo parlare di Alessandro Preziosi e del suo Brunelleschi?
L’entrata in scena, vi rammento solo quella: “Siete dei folli, dei pazzi, non sapete fare nulla.” e bum con un gesto, con la sua teatralità che è propria del Preziosi, li zittisce tutti. Brunelleschi era un genio folle, lui è riuscito a farci arrivare quest’idea.
tumblr_o8rg9rzdkk1s4pqyso3_r1_250“Ma perché non l’avete detto davanti agli altri?” “Perchè mi ruberebbero il genio spacciandolo per loro”. Il tono, la gestualità, le parole. Semplicemente perfetto.
E poi arriviamo a Richard Madden, che abbiamo lasciato nella disfatta del nord con Robb Stark morto e lo rivediamo qui, signore di Firenze.
Magistrale.
Il contrasto fra il Cosimo di ventanni e il Cosimo dell’età adulta, che ha preso il posto del padre è da togliere il fiato, posso dirlo?
Il ragazzo pieno di sogni, disilluso al matrimonio, con il freddo e calcolatore signore di Firenze che muove in silenzio e nell’ombra i fili del potere.
“Sono il figlio di mio padre.” o ancora “Io agisco dove ho spazio per agire.” E questo lo dice di fronte all’irruenza del fratello che non comprende quanto ogni loro mossa, dopo la morte del padre sia un rischio e una spada che può calare su di loro da un momento all’altro.
In due episodi assistiamo ad una crescita che gioca fra il passato e il presente in cui è ambientata la serie.

Una cosa soltanto mi ha davvero fatto storcere il naso: i riferimenti storici che mancano, mi sarebbe piaciuto sentire il nome del papa eletto o il nome del papa a cui Lorenzo chiede udienza, quello è un elemento che sicuramente ti aiuta a contestualizzare il periodo. Ma anche un banalissimo cenno alle date, invece di quel “vent’anni prima” bastava mettere e quindi dilungarsi: XXXX data – vent’anni prima. Una piccolezza che sicuramente non avrebbe guastato nulla, anzi avrebbe aiutato e reso migliore il tutto.

E’ una serie che sicuramente promette bene, c’è la giusta dose di intrigo e la giuste dose di storia, è un liberamente tratto da, per carità divina, lo è eccome, ma non è un documentario di Piero Angela, è una fiction, una serie televisiva.
La Rai questa volta ha messo a segno un gran colpo, perché il prodotto finale non è assolutamente banale e stucchevole, risulta essere leggera e allo stesso tempo di spessore.
Le interpretazioni degli attori ci permettono tutto questo, i dialoghi, la storia per come gli sceneggiatori l’hanno ideata ci permette tutto questo.tumblr_oebpiz8vqu1rjjyjio3_500
Non è il solito polpettone della Rai, non è la solita musica con questa serie televisiva, siamo oltre il target a cui la Rai ci ha abituati e se in molti siamo giunti a guardare gli episodi per Madden, uscirne positivamente stupiti e con l’idea di continuare, perchè abbiamo apprezzato non solo l’ambito puramente visivo, ma anche il contenuto… questo vuol dire qualcosa, questo sicuramente è qualcosa.
Poi beh, l’ironia che molti fan di Got, sono riusciti a intravedere nei primi due episodi… è quanto dire.
C’è ironia, ci sono le gioie (queste sconosciute!) ci sono degli ottimi attori e una grande storia e inoltre i costumi (voci dall’alto mi suggerisce che è così) sono italiani, made in Tirelli. E’ roba nostra, i Medici sono roba nostra.
E per una volta lo streaming sottotitolato tocca agli americani.

Capitolo Tredici – Mangia Prega Ama

E capita che, dopo una domenica splendida, una di quelle che ti riempiono di gioia, ti torni alla mente un vecchio film, uno di quelli che hai visto mesi fa.

Ricordo di aver visto mangia prega ama sotto consiglio di un’amica a cui avevo chiesto cosa potessi vedere di speciale per iniziare bene questo 2015, avevo bisogno di qualcosa di significativo, che mi lasciasse un segno, che mi facesse riflettere.

Ed eccolo là, quel film di cui avevo sentito parlare tante volte ma che mi ero sempre rifiutata di vedere.

Troppo scettica, troppi pregiudizi e sì anche una pessima recensione letta non mi ricordo dove.

Però un’occasione ho voluto darla a questo film, ho fatto bene.

Rachel è una scrittrice in crisi, tutta la sua vita è caduta a pezzi e non ha certezza di nulla, deve ricominciare da zero.Decide di ricominciare da zero proprio da una delle sue più grandi passioni: viaggiare.E così inizia il suo viaggio, un viaggio che va per tappe e tu la segui tappa dopo tappa, e sinceramente finisci anche con il gustartelo quel film, man mano che avanza la storia. Mi è piaciuto questo, la storia è cibo per l’anima.

Ho come l’idea che il senso di questo film sia veramente imparare a vivere, quei tre verbi nel titolo: mangiare, pregare, amare, sono infondo il paradigma di una vita semplice e felice. Tre cose fondamentali, tre pilastri fondamentali.

La prima tappa è dallo sciamano, lui colpisce per le parole che dice a Rachel: Non troppo Dio, non troppo Io. Perchè altrimenti vita pazza, tu perdi equilibrio, tu perdi potere.

Ed è uno sfacelo a mio parere, se si è troppo alla fine si finisce con l’essere una persona senza un senso, una direzione, un perchè e se non vi è logica in noi stessi come possiamo solo pensare di aver logica intorno? Impossibile direi.

Qui tra le altre cose mi viene in mente la filosofia di Aristotele che ha sempre predicato la convinzione che la virtù sta nel mezzo, la via giusta è quella che sta in mezzo, il punto d’incontro, intersezioni fra le parti. L’incontro fra le parti.

L’equilibrio è basilare per poter pensare di essere felici.

In effetti se manchiamo di equilibrio cadiamo, se cadiamo di sicuro non proviamo piacere ma dolore. 

L’equilibrio ci mantiene in piedi e al nostro posto, sulla nostra via.

Il viaggio di Rachel continua in Italia, il luogo dove la semplicità è un’arte e la gioia di vivere gli italiani ce l’hanno nel sangue e non solo nel cuore.

Non sto qui certo a vantarmi, ma se c’è un popolo a cui il sorriso non manca mai, è quello italiano.

Un sorriso dalle mille sfumature ma sicuramente un sorriso.

Abbiamo il buon cibo, ma conosciamo tanti altri segreti per cui la vita è una passeggiata felice anche se piove a dirotto!

Non esiste buon cibo senza del buon vino, i pranzi di festa sono innaffiati dal buon vino che la nostra terra ci regala e più di un amico forse, più di noi stessi, il vino è quello che si può considerare Lo Psicologo per eccellenza: ti consola, ti rende allegro e libero dai tuoi problemi e ovviamente come ogni bravo terapista, finisce con il darti una botta epica alla fine, il conto è sempre salato che siano emicranie o soldi. Ma il suo lavoro lo fa bene.

E dunque nel viaggio di Rachel l’Italia si posiziona come il luogo dove imparare a Mangiare, ma il cibo è solo una delle vie possibili, l’italiano lavora e dopo il lavoro il pranzo o la cena vengono seguiti dall’ozio.

«Noi siamo i maestri del dolce far niente
E’ una bella espressione «la dolcezza del far niente». La cosa strana è questa: gli italiani sono sempre stati, per tradizione, grandi lavoratori, ma insieme a questa immagine di fatica in Italia c’è sempre stato anche l’ideale del dolce far niente. La bellezza del dolce far niente è lo scopo per cui si lavora, la conquista che riscuoterà l’ammirazione generale. Quanto più è raffinato e piacevole il tuo far niente, tanto maggiore è la tua realizzazione. L’italiano ha anche un’altra bellissima espressione: l’arte di arrangiarsi – l’arte di trarre qualche cosa dal niente. Trasformare pochi, semplici ingredienti in un banchetto o la presenza di qualche amico in una festa. Chiunque abbia il genio della felicità può riuscirci, non solo i ricchi.

Lavorare come muli non basta affatto, bisogna anche riposare, altrimenti come ci godiamo quello che abbiamo guadagnato? Il lavoro non è l’unica via.

Il cibo è tanto importante da finir con l’instaurare una sorta di rapporto privilegiato, il cibo è amore prima di ogni cosa, amore verso se stessi, se mangiamo bene e sano, vuol dire solo una cosa: ci amiamo. Se cuciniamo per qualcuno vuol dire solo una cosa: che amiamo quella persona tanto da volercene prendere cura provvedendo a sfamarlo. 

Il buon cibo non è segno di una vita fuori dalle regole, ma è segno di profondo amore verso di sè e verso gli altri.

Il punto è che il nostro paese, con tutta la storia che si porta dietro e che ha alle spalle, è anche un luogo che alla fine, vuoi o non vuoi, ti induce a riflettere, cioè per dire, finisci con il riflettere anche davanti ad un piatto di pasta al sugo se tanto tanto gira male la giornata. Popoli e popoli si sono susseguiti lasciando sulla terra un segno del loro passaggio, e quel passaggio vuoi o non vuoi ha decretato il cambiamento e il miglioramento di quel che eravamo. Cambiare non è facile, lasciare il sicuro per l’ignoto penso faccia paura a tutti alla fine, ma che vita può esserci in un cumulo di macerie? Bisogna ricostruire per ricominciare e per vivere. E da questa logica per quante bugie ci vogliamo raccontare non scappiamo. Non si può e basta. E allora è solo il caso non di rassegnarsi ma di prendere atto della distruzione di cui siamo stati oggetti, prenderne atto, accettarla e comprendere che è stata la cosa giusta, che senza quel dolore non ci sarà il futuro.Le rovine sono un dono, è vero, perchè è solo dalle macerie che ricostruiamo, è basandoci sul passato che diventiamo ciò che siamo oggi.

Forse la mia vita non è stata così caotica, è il mondo che lo è, e la sola vera trappola è restare attaccati a ogni cosa.

Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione.

Anche in questa città eterna l’Augusteo mi ha dimostrato che dobbiamo essere sempre preparati ad ondate infinite di trasformazioni.

Mi piace pensare che l’idea di pregare_amare sia interconnessa, nel senso che pregare significa amare e amare significa pregare, non so esattamente perchè la vedo in questo modo, sarà perchè ormai nella mia testa Dio si figura come un essere d’amore, che dà e riceve amore. Se ami preghi e se preghi, ami. E’ tutto qui alla fin fine. Dio forse è uno di quei pochi esseri che ci ama per quello che siamo, in qualunque forma, su qualunque via ci troviamo, il suo amore è decisamente infinito, ama l’uomo così com’è, nei suoi pregi e nei suoi difetti, nelle sue scelte giuste e nelle sue scelte sbagliate, alla fine essere umano è questo: non essere un individuo perfetto, ma un individuo imperfetto. E bisogna accettarsi per quello che si è, umani ossia esseri imperfetti ma perfetti nella propria imperfezione.

E’ un gioco di parole assurdo, forse più uno sciogli lingua ma a rifletterci un pò il concetto fila.

Pregando insomma porti Dio nella tua vita e lui che fa? La riempie. L’universo insieme a lui si getta dentro e la colora di nuovo. E questa non è una filosofia solo cristiana ad esempio, vale per molte religioni. Dio può avere mille nomi diversi la il suo compito, la sua funzione, il suo modo di essere non cambia.

Ma devi capire questo: se sgomberi lo spazio mentale che stai dedicando al pensiero ossessivo di quest’uomo, otterrai un vuoto – una possibile apertura. E indovina che cosa farà l’universo quando troverà quell’apertura? Ci si precipiterà dentro – Dio si precipiterà dentro e ti riempirà di più amore di quanto avresti mai potuto sognare.

Dio è importante, secondo molti poi la preghiera innalza, guarisce, rende migliori e sinceramente io sono d’accordo con questa visione, ma subito dopo Dio, vieni tu e la prima persona che si deve amare più di tutti sei tu stessa. Più degli altri, più di chiunque altro.

Solo che tutto questo sinceramente non può avere un inizio e una fine, un viaggio come questo, quando si parla di costruire se stessi seguendo questi tre pilastri su cui si basa la storia di Rachel, non è certo un viaggio che inizia e finisce.

Bisogna continuare a fare tutto, a ripetere ogni cosa ogni giorno per tutta la vita,sopratutto quando si è felici, perchè l’oscurità può sempre tornare e da un lato, giusto per concludere in maniera positiva, continuando a muoverci su questa strada finiremo con il costruire altra felicità, altre cose positive e meravigliose. E insomma, alla fine anche lo sforzo che abbiamo fatto fin’ora spingendoci oltre, in questo viaggio, vale solo se continuiamo,solo così ha un senso.

La felicità è il risultato di uno sforzo individuale. Si combatte per ottenerla, si lotta per lei, la si difende e qualche volta si parte per un viaggio intorno al mondo per cercarla. Bisogna partecipare senza sosta alle manifestazioni della propria beatitudine. E quando si è raggiunta la felicità, non si deve mai perdere la volontà di mantenerla, si deve compiere un potente sforzo per continuare a nuotare sulla cresta dell’onda. Altrimenti si vedrà la gioia sfumare. E’ facile pregare quando si è angosciati, è più difficile continuare a farlo quando la crisi è passata, e aiutare la propria anima a tenere stretti i buoni risultati ottenuti.